Una piccola rivoluzione culturale si sta diffondendo rapidamente in tutto il mondo: le Little free library, biblioteche poco più grandi di una cassetta postale dove i volumi si possono liberamente prendere a condizione di portare un altro libro perchè possa essere condiviso. Attualmente le biblioteche registrate nel mondo sono più di cinquemila.
In Italia le Little free library sono già una ventina sparse tra Trento, Milano, Modena, Roma e Lecce. Ed ogni giorno se ne aggiungono di nuove. L’idea è di Todd Bol, americano di Hudson, nel Wisconsin, che nel 2009 costruì la prima mini biblioteca in ricordo di sua madre, insegnante con la passione per la lettura e la pose nel suo cortile. Questa iniziativa ebbe subito successo e ne furono costruite altre, tutte con la scritta free books. A supporto è stata fondata un’associazione dove si possono ordinare e registrare le piccole librerie: viene assegnato loro un numero identificativo, una targhetta con il motto Take a book, leave a book (ovvero Prendi un libro, lascia un libro) e indicata la posizione sulla mappa attraverso le coordinate Gps. E’ possibile anche costruire facilmente le free library, dando sfogo alla propria fantasia. Esiste infatti un’unica regola fondamentale da seguire: che siano resistenti all’acqua.
Lo scopo di una biblioteca diffusa e alla portata di tutti non è solo quello di promuovere la lettura e l’alfabetizzazione, ma soprattutto quello di rafforzare lo spirito di comunità. Le mini biblioteche, infatti, promuovono al contempo l’amore per la lettura, attraverso il bookcrossing: lo scambio gratuito di libri. L’idea vincente sta nell’avvicinare abitanti e passanti attorno ad un centro di aggregazione, rendendo così più vivibili e frequentate le comunità. Non a caso, le free library vengono installate vicino a piste ciclabili o in spazi di verde comune, alle fermate degli autobus, fuori da caffetterie o nei cortili di abitazioni private.